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Diritti 2.0: le nuove frontiere della giustizia

Nell’era di internet e delle nuove tecnologie si è aperta anche la strada per la ridefinizione dei diritti sanciti nei codici e nella Costituzione stessa. Negli ultimi mesi le aule dei Tribunali sono state invase da ricorsi avanzati da privati e da aziende per la tutela dei propri diritti “online ed i giudici hanno dovuto adoperarsi per adattare le norme e le proprie interpretazioni giurisprudenziali alle nuove sfide della tecnologia, degli spazi e delle identità virtuali.

La giurisprudenza sui reati commessi sul web si sta consolidando: per la diffamazione tramite social network (Facebook, Twitter e Linkedin) ci sono 90 giorni di tempo per sporgere querela e la prova può essere data attraverso testimoni o attraverso il salvataggio della pagina web su supporto durevole. I giudici si sono mostrati critici anche verso chi clicca “mi piace” ai commenti altrui. Poi ci sono gli insulti che avvengono in chat. Qui il reato configurabile è quello di ingiuria ed anche in questo caso si può chiedere un risarcimento del danno. E l’elenco prosegue con il reato di furto di identità, con le sanzioni addebitate al coniuge separato per foto pubblicate online senza consenso, oppure al genitore dal parte del figlio minore divenuto maggiorenne. Divulgare via mail il numero di cellulare di altri può portare ad una condanna per trattamento illecito dei dati personali, ai sensi del Testo unico sulla Privacy. Per non parlare poi delle condanne per molestie e stalking commessi tramite Facebook, perché il social network rappresenta un “luogo aperto al pubblico”. Può essere condannato anche il narcisista che crea un falso profilo in rete. La pena per lui può arrivare fino ad un anno. Attenzione infine alle promesse di matrimonio via internet: se non vanno a buon fine potrebbero giustificare la richiesta di restituzione dei doni fatti in vista delle nozze.

L’elenco dei casi sottoposti all’attenzione dei giudici si allunga grazie al trattamento dei dati dei datori di lavoro rispetto ai propri dipendenti: è legittimo licenziare il dipendente che ha postato su Facebook fotografie scattate durante l’orario di lavoro accompagnate da post offensivi nei confronti dell’azienda, mentre commette un trattamento illecito dei dati il datore che raccoglie su internet dati sensibili attinenti alla vita privata del dipendente per licenziarlo.

In ultimo i casi di pirateria web e di diritto d’autore in rete, che ha portato l’Autorità ad imporre agli operatori della comunicazione la rimozione selettiva di alcuni contenuti o l’oscuramento di un sito web.

In conclusione, sembra si stia allargando sempre di più lo spettro di fattispecie sottoposte all’attenzione dei giudici per la tutela dei propri diritti. Ai classici, infatti, si sono affiancate nuove versioni “online” degli stessi diritti. Tanto che la Commissione per i diritti e i doveri di internet costituita presso la Camera dei deputati ha elaborato recentemente anche una “Dichiarazione dei diritti in Internet”. E ciò per la consapevolezza che Internet, ormai, ha contribuito in maniera decisiva a ridefinire spazi e confini dei rapporti tra le persone, ha ampliato le possibilità di intervento diretto delle persone nella sfera pubblica e privata, ha modificato l’organizzazione del lavoro, ha consentito lo sviluppo di una società più aperta. Questo con i suoi pro ed i suoi contro. E’ rimessa ad ogni singolo individuo la possibilità di farne un uso corretto, consapevole e responsabile, per la valorizzazione delle proprie opportunità e dei propri diritti.

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